Abbiamo tutti negli occhi le immagini drammatiche del centro di Atene, messo a ferro e fuoco dalle proposte al piano di austerity che, imposto dall’UE per evitare il default finanziario, sta asfissiando sempre di più l’economia locale, spingendola verso una spirale recessiva che nei fatti determina il fallimento sociale del Paese.
Dall’altra parte del mondo, nell’ incontaminato paradiso dell’ Oceano Indiano si sta compiendo negli ultimi giorni uno dei colpi di Stato più abnormi mai visti, un golpe che pur destituedo il Presidente Nasheed non blocca gli afflussi turistici, motore dell’intera economia del Paese.
Così mentre i disordini nella capitale Malé venivano diffusi da dispacci di agenzie e blog, tutti i principali operatori turistici tranquillizzavano i loro clienti sull’operatività dell’aeroporto locale e sulla totale tranquillità garantita nei lussureggianti resort che occupano i 19 atolli dell’arcipelago.
Gli unici a parlare di golpe sono stati alla fine proprio gli esponenti del Partito democratico delle Maldive (lo stesso a cui hanno bruciato la sede) denunciando il complotto e la permanenza agli arresti di Nasheed, mentre fonti dell’esercito hanno precisato che vi era stato solo un invito al presidente Mohamed Nasheed a farsi da parte. Ecco perché, il primo presidente delle Maldive democraticamente eletto – nel 2008 dopo 30 anni di dittatura – in diretta televisiva, ai microfoni della televisione di Stato appena caduta sotto il controllo dei golpisti, ha detto: “Mi dimetto perché restare al potere significherebbe ricorrere alla forza e non intendo arrecare danni al mio paese”. Toccare l’immagine del Paese con una battaglia dura e sanguinosa avrebbe portato a minare in modo forte l’attività turistica , vitale fonte dell’economia.
Il posto di Nasheed è stato preso dal suo vice-presidente, Mohamed Waheed Hassan, che dopo aver prestato giuramento ha rivolto il suo primo discorso alla nazione sottolineando l’attaccamento al dettato costituzionale della polizia che solo poche ore prima aveva occupato il quartier generale delle forze armate, appiccato il fuoco alla sede del partito al potere e costretto alla resa il capo dello stato. Mentre il nuovo regime sta dando vita ad un governo di unità nazionale per consolidare il potere, nella capitale Malé sono giunti in questi giorni inviati delle Nazioni Unite e delle potenze con i maggiori interessi nell’ arcipelago (India e Stati Uniti) per fare chiarezza sulla situazione.
Indubbiamente il caso delle Maldive è molto particolare ma forse una lezione a noi Europei potrebbe anche darcela: Non è forse il caso che la politica ascolti più le ragioni della crescita economica? Non è forse meglio che ai rigidi e recessivi piani di austerity si sostituiscono delle manovre economiche che non intacchino le peculiarità e i punti di forza delle singole economie nazionali?
Credo che ci debba essere il coraggio dei Governi Nazionali di riappropriarsi di un ruolo di guida politica e non solo tecnica, altrimenti ogni singolo Paese diverrà solo un satellite delle scelte, quanto meno discutibili, di Frau Merkel.