Ieri sera sul palco dell’Ariston la comica Geppi Cucciari ha avuto il merito far tornare a parlare della vicenda di Rossella Urru, cooperante sarda rapita 118 giorni fa in Algeria. Così per qualche istante anche il Festival di Sanremo ha svolto a pieno quel compito di servizio pubblico che le reti RAI doverebbero sempre garantire.
La Urru, impegnata presso un campo profughi Saharawi nei pressi di Tindou (Algeria), è stata rapita il 22 ottobre 2011 da un gruppo terroristico e dopo 4 mesi il caso è precipitato nel dimenticatoio generale, nessuno ormai ne parla più ed anche a Sanremo l’intervento della Cucciari c’è stato solo all’1.08, magari parlarne in apertura avrebbe dato tutt’altro risonanza.
La prova che Rossella sia ancora viva è del 12 dicembre 2011, giorno in cui viene mostrato un video a un giornalista dell’AFP da parte di un mediatore che si sta adoperando per la liberazione degli ostaggi. Nel filmato, durata meno di due minuti, sono inquadrati i volti di un uomo e due donne dietro i quali si vedono uomini armati, preceduti dal nome dell’organizzazione terroristica, dissidente di Al Qaeda, che ha rivendicato il sequestro: Jamat Tawhid Wal Jihad Fi Garbi Afriqqiya (“Movimento Unito per la Jihad in Africa Occidentale”).
Il Movimento Unito per la Jihad è un gruppo in ascesa, poco conosciuto ma considerato bene armato ed efficiente dagli esperti. I suoi militanti avrebbero tentato senza successo di eliminare fisicamente i capi dell’Aqmi (Al Qaeda per il Maghreb Islamico) che guida la guerra santa tra Mali e Algeria. Questo mondo frastagliato e complesso è costituito da sigle piccole e grandi in competizione tra loro, dove il fanatismo religioso si fonde alla criminalità ed alla disperazione di masse di gente senza futuro.
Rossella, Enric Gonyalons e Ainhoa Fernandez (i due colleghi spagnoli rapiti insieme alla giovane sarda) sarebbero detenuti in Mali al confine con il Niger, secondo Khatri Addouh, Presidente del Parlamento Saharawi. Forse il rapimento di Rossella e dei due spagnoli è servito ai terroristi a guadagnare una visibilità internazionale.
In realtà dal 12 dicembre il caso di Rossella non suscita più l’attenzione dei media nazionali, telegiornali e carta stampata sembrano aver dimenticato la vicenda.
Per questo è giusto continuare a parlarne sulla rete, sui social network, sui nostri blogs: diamo speranza a Rossella, invochiamone la liberazione immediata.